L’esposizione Art Trekking – Ascensioni contemporanee sul Monte Bianco

L’esposizione Art Trekking – Ascensioni contemporanee sul Monte Bianco

Presso Les Maisons Judith dal 28 luglio al 25 agosto dalle 14.30 alle 17.30 si potrà visitare la mosta L’esposizione Art Trekking – Ascensioni contemporanee sul Monte Bianco.

Nelle due baite lungo la Dora della Valle Ferret, già esistenti come fienili nel 1740 e trasformate in un rifugio romantico da Judith Glarey, prosegue il dialogo tra la dimensione spirituale dell’arte contemporanea e l’ambiente ascetico del Monte Bianco. 

Il Monte Bianco si veste per le grandi occasioni e diventa il protagonista di un mese di fotografie, land art, pitture murali e video installazioni di alcuni autori di fama internazionale, pronti a rendere omaggio alla montagna sacra, colei che ben rappresenta l’eterno dualismo uomo-natura.

In Val Ferret approda un’idea ben precisa, eppure cangiante, di Monte Bianco, quella di un simbolo estremamente duttile, in grado di essere declinato in tanti modi. Pensieri, materiali e intuizioni diventano arte, sulle orme anche di Omar Ronda, che nel 1990 portò, con l’aiuto delle guide Renzino Cosson e Massimo Datrino, sul ghiacciaio della Brenta la sua installazione “Mutazioni Genetiche”, con l’intento di spingere l’uomo oltre i suoi limiti. Ronda, con la sua piramide d’oro e la sua vegetazione desertica, si poneva come obiettivo quello di esplorare il Monte Bianco sotto tre grandi aspetti. Quello estetico, in quanto il Massiccio era, fino al 1990, ancora incontaminato e assumeva le caratteristiche di un paradiso dove l’uomo non era arrivato in massa; l’aspetto filosofico per la posa della piramide dorata che conferiva alla montagna un’aura di eternità, la stessa delle piramidi, da 5000 anni simbolo di una perfezione intramontabile; infine l’aspetto sociale, forse il più importante, anche alla luce del mondo che cambia. Quest’ultima facciata, quella sociale, ci restituisce una doppia immagine della montagna più alta d’Europa: da una parte la neve e la silenziosa maestosità del Monte Bianco, dall’altra la vegetazione desertica dei cactus, creati e posizionati da Ronda. In questo senso, l’artista si dice spiazzato dall’eventualità che a più di 4500m un giorno potrebbe esserci della vegetazione, significa che qualcosa nel mondo sta cambiando, eppure nel 1990 era ancora lontano lo spauracchio, ora quotidiano e assordante, del cambiamento climatico globale.

La neve e il suo fascino misterioso rivivranno nelle opere di Laura Pugno, una delle artiste che esporrà in Val Ferret i suoi calchi di neve, realizzati con una tecnica molto complessa; presenti anche David Tremlett, Richard Nonas e Fabio Adani con le sue “Pagine di Diario di Viaggio”, una tecnica mista scrittura e carta. Pagine di diario in grado di emozionare raccontando la cronaca di un percorso, più che di un semplice viaggio. L’autore riesce a far trasparire emozioni, evocazioni e atmosfere rarefatte, lasciando che il pubblico le recepisca come spunti di riflessione per andare oltre il mero viaggio.

Stefano Arienti sarà presente con la sua opera esterna, dietro alle baite, “Castello di legno”. L’installazione, del 2015, è composta di legno, carta stampata e granito e rappresenta una forma particolare di lettura impegnando un gruppo consistente di libri di vario argomento e formato, che fanno parte di una semplice struttura di legno e pietra, pensata appositamente per l’esterno di un ambiente alpino. La presenza del paesaggio non è accessoria, ma contribuisce alla definizione della nuova velocità associata alla lettura, sottratta all’azione umana e rallentata al ritmo biologico dell’evoluzione stagionale, o quella ancora più lenta del tempo geologico. I libri inseriti nella catasta di legno sono lasciati esposti agli agenti atmosferici, ma contribuiscono alla stabilità di un edificio transitorio e minimo, dove il sapere stampato, contenuto all’interno dei libri, lentamente potrà essere rilasciato nell’ambiente, in una forma diversa da quella che ci aspettiamo dall’azione umana.

La selezione di opere curata da Glorianda Cipolla, in collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano, prova ancora una volta che l’interesse per la montagna valdostana non ha mai smesso di crescere e che il Monte Bianco, oltre a far sognare ancora, è vivo, più vivo che mai nell’immaginario non solo degli artisti, ma degli amanti della montagna in generale.